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Terra italica e terremoti

Terra italica e terremoti.

Alle ore 3.26 della notte del 24 agosto 2016 una faglia capace ed attiva nell'Appennino centrale, giusto al confine di 4 regioni - Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo (nei comuni di Norcia, Amatrice, Accumuli, Arquata del Tronto, Preci, Cascia, etc.), faglia nota ai tecnici e ricercatori si mette in movimento ed a pochi kilometri di profondità genera un sisma valutato di Magnitudine 6.0.

Saranno circa 300 le vittime, oltre 400 i feriti, molte centinaia le case e fabbricati crollati.

Nel corso della notte i Cittadini di Amatrice, di Accumili, di Arquata, delle cento frazioni coinvolte hanno da subito messo a disposizione le loro braccia per soccorrere i feriti, per tirare fuori dalle macerie i primi morti.

Li abbiamo visti, senza attrezzature , senza caschi, sudati, sporchi e seri, indaffarati consapevoli.

Alcune ore dopo, cambia lo scenario.

Li abbiamo visti i vigili del fuoco del circondario e le divise di ogni colore con i primi mezzi, le pale ed ancora pochi caschi sulle teste.

Li abbiamo visti i soccorritori professionali, super attrezzati, super dotati, super seri; arrivano loro spariscono i Cittadini volontari.

Passano le ore, diminuiscono i Cittadini volontari ed aumentano fotografi e televisioni.

La situazione dei crolli è impressionante, fabbricati sbriciolati, strade piene di massi, pietre, solai ceduti, tetti distrutti.

Crollano fabbricati in pietrame realizzati due-trecento anni fa ed edifici realizzati in c.a. negli ultimi decenni; ad Amatrice crolla una scuola che ha assorbito circa 600mila euro per l'adeguamento antisismico solo 4 anni fa.

Restano in piedi, con danni limitati, fabbricati in pietrame realizzati con perizia.

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Esercitare la memoria.

L'ottanta per cento dell'Italia è esposta a rischio sismico ed almeno il 40% a rischio di terremoti gravi con intensità superiore a 6.0.

La ricchezza storica del nostro paese mette oggettivamente moltissimi beni in grave esposizione.

A differenza di altre aree del pianeta dove la frequenza di forti terremoti non lascia cadere la memoria (Giappone, catena Himalayana, catena Andina, California, Grecia, Kurdistan, etc) gli eventi sismici in Italia avvengono meno frequentemente e "ci passa la paura".

Passata la paura ricominciamo a costruire con meno attenzione e spesso senza alcuna attenzione.

Succede così che al ripetersi di un terremoto dopo tre o quattro secoli, ci siano fabbricati ben realizzati che restano sostanzialmente integri ed edifici più recenti che collassano con gravi danni e vittime.

Succede anche che nelle aree notoriamente sismiche si vadano ad insediare attività industriali pericolose


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Il terremoto dell'Emilia del maggio 2012 provocò alcune vittime ed il crollo di depositi di formaggi, quel terremoto fu valutato di magnitudo 5.8.

In Basilicata, nella Val d'Agri si insediano industrie chimiche/petrolifere, una delle quali, il COVA dell'ENI, a 6 km dall'epicentro del terremoto del 1857 (tra i 10 ed i 16mila morti) valutato di magnitudo 7.0 (compreso tra i dieci terremoti più gravi subiti in Italia).

Cosa potrà accadere in Val d'Agri quando nei prossimi tempi si ripeterà un evento come quello del dicembre 1857 o del settembre 1684?

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Chi farà la conta dei morti? chi valuterà l'incremento di quei numeri in ragione della presenza del Centro Olii?

Cancellare la memoria, far sparire i dati, nascondere la realtà, falsificarla.

I Cittadini non debbono conoscere il loro futuro possibile.

Si può convivere con i terremoti; occorrono la responsabilità, la consapevolezza, la umiltà, non incrementare il rischio.

I Cittadini hanno il dovere di documentarsi, di conoscere la storia della Terra dove svolgono le attività e vivono la propria vita.




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