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23 Novembre 1980 Il nostro terremoto

23 Novembre 1980 - Il nostro terremoto

 

Quella domenica sera del 23 novembre 1980 noi Lucani lo ricordiamo come il nostro terremoto.

La Basilicata subì molti danni e furono molte centinaia i morti nel nord della regione, lì al confine con la Campania.

Le immagini, i video, le testimonianze in bianco e nero di quei giorni non riescono a ridurne la attualità; la ferita è stata profonda e larga, i mille miliardi spesi non sono serviti a ricostruire il tessuto lacerato.

Le famiglie, le comunità, le società lucana e campana hanno provato ad utilizzare tutti i mezzi messi a disposizione dall'intero Paese perchè il danno fosse riparato.

Abbiamo riparato molte case, ricostruito chiese e scuole, realizzato nuove larghe strade, abbiamo saputo far nascere e crescere un sistema regionale di Protezione Civile. In questi trenta anni abbiamo fatto molte cose buone, bravi i Lucani e bravi anche i Campani.

Da subito, come sempre - come ovunque dopo una tragedia, in Basilicata si sono presentati gli esperti, gli investitori, i programmatori, i pianificatori, gli industriali.

Ecco mille soggetti hanno RUBATO mille miliardi in mille modi diversi. Tagliato montagne per farne aree industriali, alzato capannoni, demolito capannoni, allestito cicli produttivi, smantellato cicli produttivi, costruito illusioni, demolito illusioni.

I grandi pianificatori, i grandi industriali, grandi medi e piccoli, hanno saputo intessere rapporti con le strutture deputate e si sono RUBATI i soldi destinati al futuro della Basilicata. Le aree industriali hanno assorbito fiumi di denaro che sono finiti sostanzialmente nelle tasche di già ricchi "imprenditori" soprattutto del Nord. Oggi - ma è da molti e molti anni - quelle aree sono spettrali, vuote, da bonificare  e restituire alla Terra.

Grazie per l'attenzione e per aver insegnato a pochi "imprenditori" del Sud come si fa.  

 

23 Novembre 1980, il nostro terremoto.

I Cittadini lucani hanno memoria, ma sono più avvertiti?

La Protezione Civile oggi esiste in Basilicata, coinvolge mille e mille Cittadini attivi ed attenti, conta su una piccola (troppo piccola) efficiente struttura regionale, conta su ancora poco diffuse organizzazioni di Volontariato attivo. 

Sono gli amministratori quelli che non riescono a comprendere fino in fondo il proprio ruolo.

Gli amministratori hanno l'onere di praticare la Protezione Civile in tempo di pace e non solo di alzare la voce nelle emergenze.

Gli amministraotri hanno il compito democratico di informare, formare, addestrare i propri Cittadini a convivere con i rischi ed a comportarsi adeguatamente.

La redazione dei Piani di emergenza è atto di DEMOCRAZIA, la loro divulgazione è esercizio di Democrazia.

I Cittadini informati e consapevoli sono i primi operatori di Protezione Civile, la struttura, i Volontari, la macchina dei soccorsi arriva dopo ...

E se provassimo ad andare un po' più indietro nel tempo? e se il tempo della memoria degli uomini dovesse fare i conti con i terremoti appena un po' più vecchi?

Dicembre 1857, ieri, in Val d'Agri - lì dove oggi abbiamo autorizzato e realizzato,  il centro olii- un terremoto di ben altra potenza  provocò 9mila morti e la distruzione completa di dieci paesi. Ogni geologo, ogni operatore di Protezione civile, sa che i terremoti si ripetono.

ICittadini lucani lo sanno? Non la macchina della Protezione Civile che DEVE saperlo, i Cittadini lo sanno?

Per esempio, i Cittadini di Matera sanno che in seguito di quel terremoto nella Città di Matera che contava 28mila abitanti ci furono 90 morti?

Forse alcuni amministratori, alcuni funzionari lo sanno, ma perchè i Cittadini NON debbono conoscere questo rischio la quale sono esposti?

I prossimi trenta anni - di pace- potranno essere utilmente impegnati per realizzare la Protezione Civile dei Cittadini.




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