emergenze


Crolla un palazzo a Matera

Succede una mattina.

Succede che alle 7 di mattina un forte rumore ed una densa nuvola di polvere investano una parte della città di Matera.

Un denso silenzio per alcuni secondi e poi le prime urla, i richiami, i pianti.

Un palazzo crolla in vico Piave, a poche decine di metri dalla corona esterna dei Sassi.

La macchina dei soccorsi è efficente, pochi minuti e sul posto arrivano tutti, per primi i Vigili del fuoco.

La nuvola di polvere ha nascosto la realtà per qualche minuto.

Si è visto solo il cumulo delle macerie ed un vecchio a camminarci sopra, salvo.

Attenzione ora!

Sono lì appesi grosse parti di travi di cemento con poco ferro dentro, strisce di solai di 70 anni fa, mobili, pareti di mattoni, solai tenuti verticali da barre di ferro troppo sottili.

Si fa la conta, chi abita quì? quante persone hanno dormito in queste case?

E' molto pericoloso operare lì sotto, lì sotto ci sono almeno tre persone.

La dimensione della parte coinvolta non è molto grande, si può stimare in circa 120 metri quadrati.

Il fabbricato era alto forse 14-15 metri, realizzato in muratura portante di tufi e solai del tipo SAP, di quelli che si costruivano con laterizi e cemento ferro in opera alla metà del 1900.

Ma a ben guardare non si tratta di un fabbricato, i vani scala solo integri ai due lati e giusto al centro del crollo è ben visibile il residuo del muro di divisione tra due fabbricati.

Sono crollati due mezzi palazzi con tre piani ciascuno (piano terra, due piani abitabili ed una soffitta parziale) e se ci sono poche vittime lo si deve al fatto che le camere da letto e quelle coinvolte nel crollo fossero le meno frequentate.

Si scava come si scava ad ogni crollo, con le mani e con i pochi mezzi a disposizione nella immediatezza di ogni evento; passano poche decine di minuti e ci si organizza meglio.

I dispersi sono tre.

Si lavora guardando sempre in alto a quei terribili pesanti spezzoni sospesi sulle teste dei soccorritori. Si formano due catene per allontanare le macerie e si bloccano le strade di accesso all'area.

Arrivano i primi mezzi pesanti per aumentare la sicurezza degli operatori, arrivano i cani da ricerca.

Il cartello di un cantiere edile sembra esser li beffardo. Si chiede ai vicini, SI stavano facendo dei lavori per una nuova pizzeria. Si forza una saracinesca giusto sul fianco sinistro e si apre una nuova strada ai soccorritori.

Si apre una nuova visione sull'evento.

Nel cantiere ci sono puntelli e segni evidenti di lavori, ci sono vani aperti e rinforzati con profli pesanti di ferro; siamo dietro il cumulo dei detriti, siamo sotto la parte sospesa dei due mezzi fabbricati dopo il crollo.

Attenzione, ci si deve muovere con attenzione.

I cani da ricerca danno segnali utili ai soccorritori; Sara viene trovata e tirata fuori, diranno che sta quasi bene e che parla.

Bene, bisogna trovare gli altri due ed anche loro vivi, al lavoro.

Il cantiere per la nuova pizzeria mostra evidenti segni di stupidità ed ignoranza costruttiva, mostra l'occupazione con ferro e laterizi di uno spazio esterno libero.

Con ogni probabiltà il cantiere è andato a intaccare il muro portante di separazione tra due fabbricati, quello della particella catastale 3570 e quello della 3571. Con ogni probabiltà il cedimento al piano terra di quel muro portante ha fatto collassare la serie di tre solai per due fabbricati che su quel muro erano ammorsati.

Sotto quei solai crollati bisogna trovare e salvare due persone.

Uno si fa trovare. Un vigile del fuoco è stato capace di sentire, tra i richiami dei soccorritori, il rumore dei macchinari, un colpo di tosse. SILENZIOOO, ecco di nuovo un colpo di tosse: è qui, uno è qui.

Si dovrà scavare per due ore e per quasi un metro e mezzo di profondità, un mattone forato ha permesso all'ingegner Oreste di respirare, quella brutta puzza di gas, quello stesso gas che sta infastidendo tutti, ha provocato quei colpi di tosse semi inconsapevoli.

E' fuori, ridotto male per la compressione di tutto il corpo per 13 ore, ma è fuori ed è vivo. Bene.

Bisogna trovare Antonella.

Il cantiere ha aperto vani tra i muri portanti dei fabbricati e tra questi si scava.

Antonella sarà trovata li, sul suo letto, con una terribile pesante coperta di mattoni e ferro a toglierle la vita.

Venti ore di sofferenza, una vita troncata. Una città colpita ed offesa.

 

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Una nuova pizzeria, un cantiere brutto, lavori eseguiti male, verifiche non fatte, l'arroganza del profitto. Ecco, una ragazza muore schiacciata dal profitto.

Ci saranno polemiche, discussioni, indagini, scarico di responsabilità.

Gli interventi di ristrutturazione dei fabbricati si possono ed in alcuni casi si debbono fare.

E' necessario che il committente sia consapevole e responsabile,

che il progettista sia consapevole e responsabile,

che l'impresa esecutrice delle opere sia consapevole e responsabile.

 

 

E' necessario il buon senso.

 

 

Ho lavorato al fianco dei Vigili del Fuoco, dei Forestali, dei Finanzieri e dei Carabinieri.

Assieme ai miei ragazzi del Gruppo Volontari per l'Ambiente di Legambiente ho lavorato al fianco di decine di Volontari di diverse Associazioni,.

Ho lavorato al fianco di Filippo Bubbico, vice ministro dell'interno, discreto, operoso e ricoperto di polvere, che in dialetto montese dava disposizioni per i puntelli e divideva la sua acqua.

L'Ufficio regionale della Protezione Civile ha presieduto tutte le operazioni di soccorso con discrezione e competenza.

Il Comune di Matera, dagli amministatori, ai tecnici, ai vigili urbani, ha fatto la sua parte e non era per nulla semplice.

 

 




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